Pietro Aretino

Pietro Aretino nacque di umili origini, nel 1492, ad Arezzo, città da cui prese il nome d’elezione. La sua irregolare formazione ebbe luogo prima a Perugia e poi a Roma, dove si trasferì nel 1517. Nella capitale pontificia acquistò rapidamente notorietà mondana presso la cerchia medicea di papa Leone X, e si garantì la protezione del cardinale Giulio de’ Medici (il futuro Clemente VII). Più che dal modesto gruppo di rime serie e facete composto in quegli anni, il successo cortigiano di Aretino dipendeva dal diffuso timore per la sua penna graffiante, cioè dalla fama di letterato anticonformista e satirico che si era costruito, e che crebbe soprattutto in occasione del conclave che elesse Adriano VI (1521-1522), quando compose alcune «pasquinate» (violenti componimenti satirici utilizzati a scopi di lotta politica) contro il futuro papa, che gli costarono un periodo di esilio da Roma.
Tornato a Roma alla fine del 1523, dopo l’elezione di Clemente VII, crebbe la sua insofferenza verso gli ambienti del classicismo letterario aristocratico ed ecclesiastico. Il suo sarcasmo dissacrante sfociò nella Cortigiana (1525), una commedia che rappresentava la vita della corte pontificia. Nello stesso anno venne accoltellato da un sicario del vescovo Gianmatteo Giberti, col quale era entrato in contrasto a causa della pubblicazione dei suoi Sonetti lussuriosi (1527). Guarito dalle gravi ferite, Aretino lasciò definitivamente Roma e, dopo aver soggiornato a Mantova, nel 1527 accettò l’ospitalità offertagli dalla Serenissima, compiendo così la scelta anticortigiana per eccellenza. Nel trentennio veneziano, realizzò e pubblicò le sue migliori prove teatrali – le commedie Il Marescalco (1533), la Talanta (1542), Lo Ipocrito (1542), Il Filosofo (1546), e la tragedia La Orazia (1546) – e si cimentò in una vasta gamma di generi (prose trattatistiche, aneddotiche e agiografiche). Scrisse inoltre i dialoghi dei Ragionamenti o Sei giornate (1534 e 1536), e il Ragionamento delle corti (1538).
Alla produzione letteraria Aretino affiancò un’intensissima attività editoriale, stimolando traduzioni, edizioni e stesure originali di opere dei generi più diversi, e promuovendo la stampa quale mezzo fondamentale per l’ampliamento del pubblico e la funzione sociale della letteratura. Di questa attività danno testimonianza i sei libri delle Lettere, cinque dei quali furono stampati, a partire dal 1538, quand’era ancora in vita. Morì a Venezia nel 1556.

Tratto da Moduli di letteratura italiana ed europea
di A. Dendi, E. Severina, A. Aretini
Carlo Signorelli Editore, Milano

La cortigiana
Ragionamento e Dialogo